MISSIONE-GIOVANI

Cos'e' la missione-giovani?

Una settimana di eventi religiosi e sociali:

Per rimettere al centro la figura di Gesù Cristo di Nazareth.

Per farsi domande fondamentali su Dio e sulla città in modo nuovo.

Per entusiasmare chi c'è, riaggregare chi se n'è andato. Conttatare chi non si è mai visto.

Per dare una scossa alla parrocchia a livello giovanile.

Per creare dei gruppi stabili di Adolescenti e Giovani (effetto-missione).


Cosa si fa durante la missione-giovani?

Contattare i ragazzi e giovani a tutte le ore e in tutti i modi.

Si entra durante l'ora di religione nelle scuole elementari, medie e superiori.

Si salutano i ragazzi alle fermate degli autobus.

Si chiede di poter lanciare un messaggio prima degli allenamenti sportivi per il calcio o il rugby, nelle palestre per pallavolo, basket ecc..

Si cercano i ragazzi nei luoghi di ritrovo, nei bar...

Si visitano le famiglie dei ragazzi dai 14 (terza media) ai 25 anni.

Si fanno incontri nel pomeriggio o in serata per i ragazzi a fasce di età e per i genitori sull'educazione dei figli alla fede in famiglia.


Chi opera nella missione-giovani?

Sacerdoti, catechisti e animatori della pastorale.

Giovani che vanno alla ricerca di altri giovani.

Ci serve una comunità che evangelizza, che educa, che scommette sul protagonismo dei giovani.

Ed è una missione sempre più necessaria. Le indagini sociologiche circa l'attegiamento delle nuove generazioni nei confronti della fede, infatti, non ci danno tregua nè respiro. Tra le piu recenti, quella condotta da Franco Garelli, porta il titolo quantomeno allarmante di Piccoli atei crescono; ne cito un passaggio molto significativo: "il trend di maggior rilievo è il forte aumento dei "non credenti" nel mondo giovanile, un fenomeno che si manifesta in forme diverse, componendosi di atei convinti, di indifferenti alla fede religiosa, ma anche di giovani che pur mantendendo qualche legame con il cristianesimo di fatto non credono in una realtà trascendente".

La maggior parte di essi non ha ereditato l'ateismo o l'indifferenza religiosa dal proprio nucleo familiare,essendo per lo più figli di genitori di cultura cristiana e avendo alle spalle periodi più o meno intensi di presenza negli ambienti ecclesiali (per il catechismo, per attività formative, per motivi di socialità).

Prevale dunque una negazione di Dio dovuta più alla rottura di una tradizione che a "ragioni di nascita", più all'uscita da un iter di formazione religiosa che alla sua assenza.

Si tratta di soggetti che non hanno alcuna remora oggi a definirsi "senza Dio" e "senza religione", a rendere pubblico questo orientamento sia nelle cerchie amicali sia nelle famiglie d'origine, distaccandosi dunque da un sentire religioso ancora diffuso nell'insieme della popolazione.

Di fronte a tali affermazioni, la nostra riflessione si deve necessariamente allargare e investire, a partire dalla realtà della pastorale rivolta ai giovani, l'identità stessa della nostra realtà ecclesiale: la nostra è una Chiesa che è ancora "madre", una Chiesa che cioè riesce a generare alla fede i ragazzi e le ragazze che la frequentano?

La missione che ci serve è quella di una Chiesa che riscopre la generazione alla fede delle nuove generazioni come luogo deciso per far valere la sua identità, la sua missione e infine la sua forza di profezia nei confronti di una società che tanto esalta la giovinezza quanto poi maltratta i giovani veri. La missione che ci serve è quella della Chiesa che, tutta insieme, sappia vivere e ricordare che "All'inizio dell'essere cistiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con una Persona che dà vita un nuovo orrizonte e con ciò la direzione decisiva" )(BENEDETTOXVI,Deus caritas est,n.1).

Ci serve una Chiesa in missione: in missione-giovani.